Il CASTAGNO EUROPEO (Castanea sativa, Miller), in Italia più comunemente chiamato
castagno, è un albero a foglie caduche appartenente alla famiglia delle Fagaceae.
La specie è l´unica autoctona del genere Castanea presente in Europa, ma negli ultimi
decenni è stato sovente introdotto, per motivi fitopatologici, il castagno giapponese
(Castanea crenata). Le popolazioni presenti in Europa sono perciò principalmente
riconducibili a semenzali di castagno europeo o a castagni europei innestati sul giapponese o a ibridi
delle due specie.
Importanza economica e diffusione
Il castagno è una delle più importanti essenze forestali dell´Europa meridionale,
in quanto ha riscosso, fin dall´antichità, l´interesse dell´uomo per i molteplici
utilizzi. Oltre all´interesse intrinseco sotto l´aspetto ecologico, questa specie è
stata largamente coltivata, fino ad estenderne l´areale, per la produzione del legname e del frutto.
Quest´ultimo, in passato, ha rappresentato un´importante risorsa alimentare per le popolazioni
rurali degli ambienti forestali montani e collinari, in quanto le castagne erano utilizzate soprattutto per la
produzione di farina.
L'importanza economica del castagno ha attualmente subito un drastico ridimensionamento: la coltura da frutto
è oggi limitata alle varietà di particolare pregio e anche la produzione del legname da opera
si è marcatamente ridotta. Del tutto marginale, infine, è l´utilizzo delle castagne per
la produzione della farina, che ha un impiego secondario nell´industria dolciaria. Si ritiene che buona
parte delle superfici forestali a castagno siano derivate da una rinaturalizzazione di antiche coltivazioni
abbandonate nel tempo, mentre la coltivazione si è ridotta alle stazioni più favorevoli, dove è
possibile ottenere le migliori caratteristiche merceologiche del prodotto, in particolare il legname.
Descrizione botanica
Il castagno è una pianta a portamento arboreo, con chioma espansa e rotondeggiante e altezza variabile,
secondo le condizioni, dai 10 ai 30 metri.
In condizioni normali sviluppa un grosso fusto colonnare, con corteccia liscia, lucida, di colore grigio-brunastro.
La corteccia dei rami è di colore bianco ed è cosparsa di lenticelle trasverse. Con il passare degli
anni, la corteccia si screpola longitudinalmente.
Le foglie sono alterne, provviste di un breve picciolo e, alla base di questo, di due stipole oblunghe. La lamina
è grande, lunga anche fino a 20-22 cm e larga fino a 10 cm, di forma lanceolata, acuminata
all´apice e seghettata nel margine, con denti acuti e regolarmente dislocati.
Le foglie giovani sono tomentose, ma a sviluppo completo sono glabre, lucide e di consistenza coriacea.
I fiori sono unisessuali, presenti sulla stessa pianta. I fiori maschili sono riuniti in piccoli glomeruli
a loro volta formanti eretti, lunghi 5-15 cm, emessi all´ascella delle foglie. Ogni fiore è
di colore biancastro, provvisto di un perigonio suddiviso in 6 lobi e un androceo di 6-15 stami.
I fiori femminili sono isolati o riuniti in gruppi di 2-3. Ogni gruppo è avvolto da un involucro di
brattee detto cupola.
Il frutto è un achenio, comunemente chiamato castagna, con pericarpo di consistenza cuoiosa e di
colore marrone, glabro e lucido all´esterno, tomentoso all´interno. La forma è più
o meno globosa, con un lato appiattito, detto pancia, e uno convesso, detto dorso.
Il polo apicale termina in un piccolo prolungamento frangiato, detto torcia, mentre il polo prossimale,
detto ilo, si presenta leggermente appiattito e di colore grigiastro. Questa zona di colore chiaro è
comunemente detta cicatrice. Sul dorso sono presenti striature più o meno marcate, in particolare
nelle varietà del gruppo dei marroni. Questi elementi morfologici sono importanti ai fini del riconoscimento
varietale.
Gli acheni sono racchiusi, in numero di 1-3, all´interno di un involucro spinoso, comunemente chiamato
riccio, derivato dall´accrescimento della cupola. A maturità, il riccio si apre dividendosi
in quattro valve. Il seme è ricco di amido.
Esigenze ed adattamento
Il castagno è una specie mesofila e moderatamente esigente in umidità. Sopporta abbastanza bene
i freddi invernali, subendo danni solo a temperature inferiori a -25 C, ma diventa esigente durante la
stagione vegetativa. Per questo motivo il castagno ha una ripresa vegetativa tardiva, con schiusura delle gemme
in tarda primavera e fioritura all´inizio dell´estate. Al fine di completare il ciclo di fruttificazione,
la buona stagione deve durare quasi 4 mesi. In generale tali condizioni si verificano nel piano montano (600-1300 m)
delle regioni mediterranee o in bassa collina più a nord. In condizioni di umidità favorevoli può
essere coltivato anche nelle stazioni fresche del Lauretum, spingendosi perciò a quote più
basse. Condizioni di moderata siccità estiva determinano un rallentamento dell´attività
vegetativa nel mezzo della stagione e una fruttificazione irregolare. Le nebbie persistenti e la piovosità
eccessiva nei mesi di giugno e luglio ostacolano l´impollinazione incidendo negativamente sulla
fruttificazione.
Nelle prime fasi tollera un moderato ombreggiamento, fatto, questo, che favorisce una buona rinnovazione nei boschi
maturi, ma in fase di produzione manifesta una maggiore eliofilia.
A fronte delle moderate esigenze climatiche, il castagno presenta notevoli esigenze pedologiche, perciò
la sua distribuzione è strettamente correlata alla geologia del territorio. Sotto l´aspetto chimico
e nutritivo, la specie predilige i terreni ben dotati di potassio e fosforo e di humus. Le condizioni ottimali si
verificano nei terreni neutri o moderatamente acidi; si adatta anche ad un´acidità più spinta,
mentre rifugge in genere dai suoli basici, in quanto il calcare è moderatamente tollerato solo nei climi
umidi. Sotto l´aspetto granulometrico predilige i suoli sciolti o tendenzialmente sciolti, mentre non sono
tollerati i suoli argillosi o, comunque, facilmente soggetti ai ristagni. In generale sono preferiti i suoli
derivati da rocce vulcaniche (tufi, trachiti, andesiti, ecc.), ma vegeta bene anche nei suoli prettamente silicei
derivati da graniti, arenarie quarzose, ecc., purchè sufficientemente dotati di humus. I suoli calcarei sono
tollerati solo nelle stazioni più settentrionali, abbastanza piovose, mentre sono mal tollerate le marne.
Attuale distribuzione
Il castagno vegeta in un areale circumediterraneo, ad estensione frammentata, che si estende dalla penisola iberica
alle regioni del Caucas prossime al Mar Neroe". In Europa, la maggiore estensione si ha nelle regioni occidentali:
è diffuso nel centro e nord del Portogallo e nelle regioni settentrionali della Spagna, in gran parte del
territorio della Francia, fino ad estendersi nel sud dell´Inghilterra, nel versante tirrenico della penisola
italiana e nell´Arco alpino fino ad arrivare alla Slovenia e alla Croazia. Qui l´areale si interrompe
per riprendere dalle regioni meridionali della Bosnia e del Montenegro ed estendersi in gran parte dei territori
dell´Albania, della Macedonia e della Grecia. Infine riprende dalle regioni occidentali della Turchia
per estendersi a quelle settentrionali, lungo il Mar Nero, fino al Caucaso.
Diffusioni sporadiche si hanno in Germania, in Bulgaria e Romania e nel Nordafrica, nelle regioni
dell´Atlante. Nel Mediterraneo, infine, è presente in gran parte del territorio della Corsica,
nelle regioni centrali della Sardegna, in quelle settentrionali della Sicilia e, infine, in quelle centrali
dell´Isola d´Elba.
In ITALIA vegeta nella zona fitoclimatica del Castanetum, a cui dà il nome, estendendosi anche nelle
zone più fresche del Lauretum, per introduzione da parte dell´uomo. In genere si ritrova su quote
variabili dai 200 metri s.l.m. fino agli 800 m nelle zone alpine, mentre nell´Appennino meridionale può
spingersi fino ai 1000-1300 metri. La distribuzione è frammentata perchè legata a particolari condizioni
climatiche e geologiche. La maggiore diffusione si ha perciò in tutto il versante tirrenico della penisola,
dalla Calabria alla Toscana e alla Liguria, e nel settore occidentale dell'arco alpino piemontese. Nel versante
adriatico e nel Triveneto la sua presenza è sporadica e nella Pianura Padana è praticamente assente.
Nelle isole è presente in areali frammentati nelle isole maggiori, circoscritti alle stazioni più
fresche. La concentrazione di maggior rilievo si ha in Campania, che contribuisce per circa un terzo all´intera
produzione nazionale di castagne.
È dunque una tipica essenza degli ambienti boschivi collinari e di quelli montani di bassa quota.
L´ecosistema forestale tipico del castagno è la foresta decidua temperata mesofila, dove forma
associazioni in purezza o miste, affiancandosi alle Quercus (per lo più farnia e roverella),
al frassino, al carpino nero, al noce, al nocciolo, ecc. Per le sue caratteristiche &erave; una specie
strettamente associata alla roverella, tipica mesofita della foresta mediterranea decidua.
La diffusione del castagno nella storia
Sul castagno c´è una sostanziale incertezza in merito al suo "indigenato", ovvero alla sua origine,
ai processi che ne hanno determinato la sua distribuzione e alla natura delle formazioni forestali in cui è
presente. In passato si riteneva che la specie fosse originaria del bacino sudorientale del Mar Nero
(regioni del Ponto e del Caucaso occidentale) e che da qui fu propagato, nel corso dei secoli, dai Greci e dai
Romani. Questa teoria è oggi superata in quanto le indagini dai ritrovamenti di granuli pollinici preistorici
fanno ritenere che l´ultima glaciazione (Würm) abbia ridotto sensibilmente l´areale della specie.
L´ipotesi attualmente più accreditata &erave; che il castagno avesse un´ampia distribuzione in
Europa nel Cenozoico, ma che nel corso delle glaciazioni pleistoceniche l´areale si sia progressivamente
contratto verso sud. Nel corso dell´ultima glaciazione, la specie si ritirò definitivamente
nell´Asia Minore.
La successiva diffusione in tutta l´Europa ebbe inizio con i Greci, fu ampliata dai Romani e proseguì
ininterrottamente per tutto il Medioevo per opera degli ordini monastici. Lo scopo di questa estensione era la sua
duplice funzione, come risorsa amidacea (castagne) e tecnologica (legname da opera).
La crisi del castagno ebbe inizio a partire dal Rinascimento, presumibilmente in concomitanza con il progresso
tecnico in agricoltura e con il crescente sviluppo della cerealicoltura. Da allora e fino all´Ottocento,
il castagno subì un lento e progressivo abbandono, nonostante si verificassero espansioni di portata locale
che, nel corso dei secoli, fecero variare la distribuzione della castanicoltura, almeno in Italia.
Alla fine dell´Ottocento iniziò il declino vero e proprio della castanicoltura, protraendosi per
decenni a causa del concorso di molteplici cause: l´evoluzione delle abitudini alimentari delle popolazioni
europee, l´introduzione di materiali alternativi quali il metallo e la plastica nell´allestimento di
manufatti e opere infrastrutturali, civili e agricole, la crisi dell´industria del tannino dopo gli anni
trenta, il crescente interesse verso altre essenze forestali da legno, alternative al castagno (robinia e ciliegio),
la pressione antropica sugli ambienti forestali.
Alla riduzione delle superfici forestate a castagno hanno inoltre contribuito, in modo non trascurabile, le
decimazioni causate dalle due più importanti crittogame associate a questa specie, Phytophthora cambivora
e, più recentemente, Phytophthora cinnamoni, agenti del mal dell´inchiostro, ed Cryphonectria parasitica,
agente del cancro del castagno. All´azione di questi parassiti si aggiungono anche gli attacchi degli insetti
xilofagi, che in genere si sviluppano a spese di piante indebolite da condizioni ambientali non favorevoli.
Nel complesso, la castanicoltura si è fortemente ridimensionata, ed è circoscritta alle aree di
maggiore vocazione, sia per le castagne sia per il legno, mentre i castagneti progressivamente abbandonati nel
corso dei secoli sono scomparsi o si sono evoluti verso un´associazione boschiva rinaturalizzata.
Utilizzo
Il FRUTTO è utilizzato da tempi antichissimi, come si è detto, per la produzione di farine.
Questo impiego ha oggi un´importanza marginale e circoscritta alla produzione di dolci tipici, come il
castagnaccio e il Panmorone (dolce tipico di Campomorone). Ancora diffusa è invece la destinazione dei
frutti di buon pregio al consumo diretto, concentrato nei mesi autunnali, e alla produzione industriale di
confetture e marron glacè. Interesse del tutto marginale ha il possibile impiego dei frutti come alimento
per gli animali domestici.
La CORTECCIA e il Legno del castagno sono ricchi di tannini e possono essere impiegate per la sua estrazione,
destinata alle concerie. Questa destinazione d´uso, in Italia, ha riscosso un particolare interesse nei
primi decenni del XX secolo, epoca in cui l´industria del tannino nazionale faceva largo impiego del
castagno, ma dopo il 1940 ha perso importanza sia per la contrazione di questo settore sia per il ricorso,
come materia prima, al legno di scarto.
Il LEGNO di castagno è caratterizzato dalla formazione precoce del durame, perciò presenta un
alburno sottile. Il durame è bruno, mentre l´alburno è grigio chiaro. Strutturalmente è
un legno eteroxilo con porosità anulare e tende a sfaldarsi in corrispondenza degli anelli.
Fra i suoi pregi si citano la durevolezza e la resistenza all´umidità, perciò si presta per
l´impiego come legno strutturale; la facilità di lavorazione lo rendono adatto ad essere impiegato per
la realizzazione di vari manufatti. È inoltre un legno semiduro, adatto secondariamente anche per lavori di
ebanisteria.
La precocità di formazione del durame rende inoltre possibile l´attuazione di turni di ceduazione
relativamente brevi, naturalmente in funzione del tipo di assortimento mercantile richiesto. La densità è
dell´ordine di 1 t/m³ nel legno fresco e di 0,58 t/m³ per quello stagionato.
Il legno lavorato presenta tonalità variabili dal giallo al rossastro, venature sottili e una spiccata nodosità.
Per le sue caratteristiche tecnologiche, il castagno ` stato tradizionalmente usato per molteplici impieghi
e la realizzazione di travi, pali, infissi, doghe per botti, cesti e mobili, oltre alla già citata estrazione
del tannino. Attualmente la sua destinazione principale è l´industria del mobile.
L´APICOLTURA è un´attività accessoria che può appoggiarsi alla castanicoltura.
Pur avendo impollinazione prevalentemente anemogama, i fiori maschili del castagno sono bottinati dalle api,
perciò questa pianta è considerata mellifera. Il miele di castagno ha una colorazione variabile
dall´ambra al bruno scuro, retrogusto amaro, resiste alla cristallizzazione per lungo tempo, è
particolarmente ricco di fruttosio e polline. La sua produzione si localizza naturalmente nelle zone a maggiore
vocazione per la castanicoltura e, principalmente, nella fascia submontana fra i 500 e i 1000 metri di
altitudine, lungo l´arco alpino, il versante tirrenico della fascia appenninica e nelle zone montane
della Sicilia settentrionale.
L´uso del castagno a SCOPO MEDICAMENTOSO è un aspetto marginale, tuttavia questa specie è
considerata pianta officinale nella farmacopea popolare: per il contenuto in tannini, la corteccia ha proprietè
astringenti, impiegabile in fitocosmesi per il trattamento della pelle. Alle foglie, oltre alle proprietà
astringenti, sono attribuite proprietà blandamente antisettiche e sedative della tosse.
Sempre nella FARMOCOPEA POPOLARE di alcune regioni, la polpa delle castagne, cotta e setacciata, trova impiego
in fitocosmesi per la preparazione di maschere facciali detergenti ed emollienti.
Avversità
Le più importanti malattie da funghi che colpiscono il castagno sono il cancro corticale del castagno e il
mal dell'inchiostro. Gli insetti fitofagi più importanti sono il balanino delle castagne (Curculio elephas)
e, fra i lepidotteri, la tignola del castagno (Pammene fasciana), la carpocapsa delle castagne (Cydia splendana)
e il bombice dispari (Lymantria dispar). Dal 2002 è presente in Italia anche il cinipide galligeno del castagno
(Dryocosmus kuriphilus), originario dell´Estremo oriente.